Stazione Marittima di Brindisi

La vecchia Stazione Marittima

Il 17 novembre 1869,  Ferdinand de Lesseps (promotore ed esecutore del Canale di Suez) e l’imperatrice Eugenia, a bordo del panfilo Aigle, costruito per ordine dell’Imperatore Napoleone III, aprivano il corteo di panfili di imperatori (Francesco Giuseppe), principi reali (di Prussia, Olanda e Russia), del chedivè Ismāʿīl, di nobili e ambasciatori, che sfilò attraverso il canale appena costruito per inaugurarlo. Con l’apertura del Canale di Suez  si accorciavano le rotte con l’Oriente e il Mediterraneo ritornava ad essere uno dei mari più frequentati.
In particolare Brindisi, dopo il ripristino del porto e l’attivazione della Valigia delle Indie – il mezzo di comunicazione celere per posta e passeggeri fra l’Inghilterra e l’India – vide il rifiorire dei suoi traffici e il risorgere della città che passava dalle 8.500 anime del 1861 alle oltre 16.000 dopo solo un ventennio.

Nel 1872 iniziano i viaggi ufficiali settimanali a seguito della convenzione tra il governo italiano e la società di navigazione inglese Peninsulare & Oriental Steam Navigation Company che, in Italia sarà meglio conosciuta come Peninsulare e Orientale.

Il porto di Brindisi raggiunge vertici insperati di traffico per posta, merci e passeggeri e nel 1882 le maggiori compagnie di navigazione europee fanno approdare i loro piroscafi.
Uno storico dell’epoca, Ferrando Ascoli, nella sua “Storia di Brindisi scritta da un marino” (pp.468/9) ci descrive non solo l’atmosfera frenetica e festosa che attraversava il porto all’arrivo della Peninsulare, ma anche il funzionamento della 1^ Stazione Marittima.

“Spunta il piroscafo dietro le Pedagne. Talvolta per effetto del miraggio s’ingrandisce e prende le forme di un antico alto vascello. A tutta forza di macchina si avvicina al porto. Chi non è al suo posto vi corre; ed è un affaccendarsi anche nell’interno della città. Se domandi la causa di tanto frastuono, di tanto movimento, ti si risponde seccamente. « La Peninsulare è in vista.(..)
Il piroscafo raggiunge il canale di comunicazione fra i due porti. Sovrasta per grandezza a tutti gli altri bastimenti che sono ancorati in porto. La lancia dell’Ufficio di porto gli muove incontro per dargli pratica sotto il bordo. Oltrepassato il canale, il piroscafo accosta dolcemente a dritta e senza dar fondo, si ormeggia, in pochi minuti, rimpetto all’ agenzia della Peninsulare, disponendosi lungo le banchine, dalla quale resta distante per pochi metri. Il guidone, che sventola all’albero di Trinchetto, con tre croci bianche in campo rosso, indica che il piroscafo porta la valigia delle Indie.
Due ponti in legno, appositamente costrutti, mettono tosto il piroscafo in comunicazione con la banchina. I passeggeri per l’uno, e le valigie per l’altro discendono. I primi s’avviano, seguiti dai facchini che portano i loro bagagli, alla sala delle visite doganali, e le seconde sono deposte, avvolte in sacchi, sui carri per essere trasportate al treno. Tu vedi d’ ogni foggia vestiti; il lusso europeo e la semplicità indiana. Tu vedi la razza mongolica e quella caucasica. Le principali lingue europee ti feriscono il timpano con le loro dissonanze. I cocchieri offrono le loro vetture ai passeggeri, pronunciando in modo orribile qualche parola inglese e dimenandosi smorfiosi. Dei carri, delle vetture quale torna, quale dirige pel treno o per la stazione. Dopo mezz’ora ritorna la calma. Il piroscafo ha sbarcato i passeggeri e le valigie; e va ad ormeggiarsi, senza mai dar fondo, al lato occidentale del canale per rifornirsi di carbone. È bello, magnifico, sorprendente vedere questi piroscafi, talvolta della portata di 3000 tonnellate, manovrare e muoversi in uno spazio acqueo di metri 250.”

“La città naturalmente volle essere all’altezza dei tempi e della sua funzione, per accogliervi degnamente le linee di navigazione che dovevano far capo al suo celebre porto. Vi fu perciò una piccola rivoluzione edilizia che mutò in parte la fisionomia del centro abitato medievale, come si era mantenuto fino allora. Si volle congiungere con una strada ampia e diritta la stazione ferroviaria inaugurata un anno prima col porto (*). Per il progetto di rettifilo dalla ferrovia alla Mena – ch’era già ampia fin dai principi del secolo XIX – nel 1869-70 si espropriarono vari caseggiati e giardini ch’erano tra la Conserva e la piazza dei Commestibili.” (N. Vacca – Brindisi Ignorata p. 143- Rist. Anast. 1953)

Ma, con il passare del tempo, quasi tutte le promesse fatte dal Governo italiano al momento della stipula della Convenzione con la P&O (raddoppio dei binari, sistemazione del porto e di aumento dei suoi fondali, creazione dei magazzini di stivaggio per le merci, e più in generale di migliori strutture destinate all’accoglienza in città) furono disattese e questo significò un costante declino del porto di Brindisi in favore della più moderna e attrezzata Marsiglia che man mano si sostituisce a Brindisi nei viaggi della Peninsulare.

Nel 1896 il traffico è ormai ridotto a cifre insignificanti e di conseguenza il governo inglese decise ufficialmente di far transitare tutte le più grosse navi da Marsiglia destinando a Brindisi solo due piccoli e veloci battelli gemelli per la posta e pochi passeggeri: l’Isis e l’Osiris.

Il 15 agosto del 1914, dopo 42 anni, la pagina dedicata alla Valigia delle Indie scompare per sempre dall’Orario Generale delle ferrovie italiane.

Stampa del 1875 circa,con disegno della banchina dove successivamente sarebbe stata edificata la Stazione Marittima di Brindisi

Manifesti della Valigia delle Indie

Treno rapido Calais-Brindisi, rotta che attraversa il Moncenisio

Il Vagone Ristorante

Brindisi, Stazione Ferroviaria Marittima. Treno su binario esterno, 1910 – Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi, Stazione Ferroviaria Marittima. Anno 1923 – Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi. Stazione Ferroviaria Marittima. Inizi del ‘900 – Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi. Stazione Ferroviaria Marittima. La cancellata della stazione marittima con le carrozze in attesa dei passeggeri, anno 1920 – Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi. Stazione Ferroviaria Marittima. Coincidenza con la Valigia delle Indie – Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi. Stazione Ferroviaria Marittima. Nave Ausonia del Lloyd Triestino e uno dei suoi saloni – Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Dal libro “Parliamo di Brindisi con le cartoline” di Giuseppe Candilera (Grafischena – 1985) rileviamo la cronistoria della Vecchia Stazione Marittima dall’inizio del XX secolo fin quasi all’avvento della Nuova, attraverso le sue cartoline d’epoca e i suoi ancor più preziosi commenti

Queste cartoline denunciano chiaramente i primi sintomi del declino. Si tratta dei due piccoli ma veloci battelli gemelli che segnarono sin dal 1898, il ritorno della Peninsular & Oriental Co. con le sue grosse navi al porto di Marsiglia. Queste due piccole navi sono anche legate al calcio brindisino la cui storia è stata raccontata, con dovizia di particolari ed efficacia documentaristica, da Dario Amodio (Brindisi a pedate, Schena Ed. 1967). Il nostro concittadino, dopo aver ricordato che furono gli inglesi, residenti a Brindisi per ragioni di lavoro, ad insegnarci a dare le “prime pedate” ad un pallone, ci descrive il primo coinvolgimento di giovani brindisini, nello sport che tanta popolarità avrebbe assunto negli anni successivi. La nascita di questa passione per la sfera di cuoio è così descritta: “..alcuni ragazzi brindisini imbarcati sull’Isis acquistarono a Porto Said un pallone e scarpe bullonate. Il primo nucleo si formò dunque nel 1901 senza possedere ancora nozioni ben precise sul gioco. Ma il virus aveva contagiato gli altri ragazzi per i quali diventava sempre più perentorio il bisogno di dar pedate a una palla. Attendevano l’Isis con una voglia struggente, pari alla frenesia con cui si azzuffavano poi sul campo”.

Anno 1903 – Il titolo della cartolina è sbagliato, si legga Isis e non Iris.

Anno 1905 – La cartolina non riporta nel titolo il nome della nave. Lo stesso, con un po’ di attenzione, è tuttavia rilevabile dalla scritta sulla fiancata del battello: Osiris.

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Anno 1903 – Sebbene piuttosto modesto l’edificio appare qui completato mentre questa piccola nave, pavesata a festa, gli rende omaggio. Si distingue nel fondo la zona detta “carbonifera” campeggiata da un fumaiolo che ha la forma di una sorta di obelisco, è in realtà il fumaiolo della fabbrica di mattonelle.

Anno 1904 – Cambiando punto d’osservazione, percorriamo ora la strada ferrata nel suo tragitto che, partendo dalla Stazione Centrale, arriva a quella marittima. Ci troviamo a circa 200 metri dopo il passaggio a livello di Porta Lecce, ovvero, in prossimità dell’estremo limite del seno di levante.

Anno 1908 – Prima di raggiungere la Stazione Marittima e lungo il banchinamento che la precede, vi erano grossi depositi di carbone. Siamo nell’epoca della navigazione a vapore e le stesse Società Peninsulare e Florio-Rubattino hanno i loro bravi depositi di carbon fossile di Cardiff e Newcastle nella parte occidentale del Canale Pigonati. In questa zona invece si approvvigionavano tutte le altre compagnie di navigazione.

Anno 1910 – La cartolina colorata ci mostra un aspetto assai funzionale della Stazione. Le vetture passeggeri stazionavano all’interno per le relative operazioni di frontiera, sosta, ecc. I vagoni merci, invece, raggiungevano dalla parte opposta della Stazione il punto d’attracco della nave sì da porsi nei pressi della sua fiancata per consentire un più agevole carico e discarico delle merci.

Anno 1916 – Le cartoline riprodotte ci forniscono un’idea dell’intenso traffico mercantile che, con il carico e scarico di carbon fossile, si svolgeva in questo tratto di banchina. In quegli anni i depositi di carbon fossile a Brindisi avevano assunto un’importanza fondamentale e il vero commercio avveniva appunto sulla sponda occidentale del Canale Pigonati.

Anno 1926 – Con il passare degli anni l’edificio è stato ampliato nella parte muraria e nuove attrezzature lo hanno corredato

La Stazione Marittima vista dall’interno. Due distinti momenti

Anno 1932 – la nave ha mollato gli ormeggi e sta per salpare;

Anno 1934 – passeggeri all’imbarco.

Anno 1937 – Anche la stazza dei piroscafi – si vede – è aumentata

La nuova Stazione Marittima
Sorse per iniziativa del “Sindacato Magazzini Portuali” sull’area occupata dalla vecchia stazione marittima, che risultava angusta e insufficiente ai bisogni. Il governo fascista, perciò, dopo ripetute richieste da parte delle Autorità locali, spostò sull’altra sponda del Seno di Ponente la fabbrica di mattonelle di carbone della “Carbonifera RAGGIO”, la cui area attigua era per estensione sufficiente all’erezione della nuova stazione marittima e ad ampi magazzini deposito. Con il trasferimento della “Carbonifera” nel 1935, si ottenne, così, un ampio spazio retrostante ad una banchina rettilinea lunga oltre 400 metri. Il Genio Civile di Brindisi incaricò l’ingegnere Rocco Manzo per il progetto; il Provveditorato alle Opere pubbliche di Bari volle affiancare, all’ing. Manzo, l’architetto Gaetano Rapisardi. Entrambi presentarono il progetto al Ministero dei Lavori Pubblici, che nell’ottobre 1936 lo approvò e appaltò i lavori alla Ditta G. Bechelli di Bologna. I lavori per la costruzione della stazione marittima durarono quattro anni, e precisamente dal 4 dicembre 1936, data di inizio dei lavori, al 30 giugno 1940. ” (G. Teodoro Andriani, Brindisi da capoluogo di provincia a capitale del Regno del sud p. 196)

Situata alla fine sia di Corso Garibaldi che della Via del Mare, fu realizzata insieme alla Via P. Camassa nel seno di Ponente, al fine di realizzare un anello stradale intorno al centro storico, che collegasse il porto con la grande viabilità esterna.

“La stazione marittima fu collegata mediante apposito binario con la stazione centrale delle Ferrovie dello Stato e, perciò collegata con l’intera rete ferroviaria.
La nuova stazione disponeva di alcuni immensi saloni adibiti a sale d’attesa dei passeggeri, che potevano accedere direttamente alle navi attraccate alla banchina sottostante mediante appositi ponti meccanici, come nelle stazioni marittime di Napoli e Genova. Ospitava numerosi uffici, come quelli della Capitaneria di Porto, della Dogana, della Milizia Portuaria, della Pubblica Sicurezza, della Sanità; non mancavano uffici delle Ferrovie dello Stato, delle Poste e dei Telegrafi , dell’Ente Provinciale del Turismo e dei servizi portuali (piloti, ormeggiatori, portabagagli, ecc.).” (Ibidem)

I magazzini generali previsti come completamento della Stazione Marittima non furono mai costruiti. Purtroppo la Stazione Marittima ha funzionato, opportunamente ristrutturata, solo dopo la seconda guerra mondiale, poiché il 23 ottobre 1940 fu occupata in parte dall’esercito italiano, poi adibita a posto di ristoro per truppa e ufficiali in attesa di imbarco; infine dopo l’otto settembre fu requisita dagli alleati. In tale edificio, stupendo esempio del “razionalismo” italiano, notevole è stata la capacità dell’arch. Rapisardi di trovare la giusta soluzione al rapporto città costruita-mare tramite l’espediente di una struttura d’angolo avente un ampio porticato che introduce gradatamente al mare, avente anche la funzione di alleggerire un fronte lungo circa 180 metri. La Stazione Marittima di Brindisi, dopo la sua chiusura avvenuta nel 2006, è divenuta sede dell’Autorità Portuale oggi Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale.

Anni ’60

Brindisi. Porto interno banchina dogana, boy-scouts per l’imbarco per il raduno di Atene – 1963. Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi. Corso Garibaldi, il corso visto dal Ristorante della Stazione Marittima – foto 1964. Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Brindisi. Stazione ferroviaria marittima, piazzale interno – foto 1965.  Fototeca Briamo presso Biblioteca Pubblica Arcivescovile “A. De Leo”

Attualità

Nostre foto da un’imbarcazione

Nostre foto da via del Mare

Nostre foto dal Lungomare Regina Margherita

Nostre foto da Corso Garibaldi

Nostre foto dal Canale Pigonati lato Deposito Catene

Nostro articolo facebook del 17 aprile 2020

Stazione Porto (da La Città di Brindisi del 15 febbraio 1900 – firmato M., Dir. Resp. M. Camillo Mealli – Stab. Tip. D. Mealli, Brindisi, 1900)
Trovo utile e interessante leggere queste autentiche e a volte appassionate pagine di storia brindisina, non tanto per una curiosità pur legittima di conoscere in dettaglio i fatti occorsi ai nostri antenati, ma anche e soprattutto per NON DIMENTICARE quante discussioni e, a volte anche lotte e sofferenze, ci sono state dietro ogni scelta che ha riguardato la nostra città.
Proprio come oggi, vaso di coccio tra i tanti vasi di ferro delle altre province pugliesi, ogni monumento, ogni nuova costruzione è stata una conquista, spesso durata molti anni, sempre sofferta.
Nel caso di oggi, l’esempio della nostra Stazione Marittima è emblematico: di fronte alla possibilità di perdere la Valigia delle Indie con tutto il suo traffico di passeggeri in favore del porto di Marsiglia meglio attrezzato, tutte le promesse fatte dal Governo Italiano al momento del contratto con la Peninsulare vennero disattese (raddoppio dei binari, sistemazione del porto e aumento dei suoi fondali, creazione dei magazzini di stivaggio per le merci, e più in generale di migliori strutture destinate all’accoglienza in città) e la Valigia scomparve per sempre dall’Orario Generale delle ferrovie italiane.
Scorriamolo insieme:
“Ci sorprende leggere ancora che la stazione porto, consistente nei soli due famosi casotti, venga in tal modo costruita, per colpa della Società delle ferrovie meridionali e del Governo.
A noi consta invece, che la Società delle ferrovie, conoscendo l’importanza di Brindisi, da molto tempo insiste per fare eseguire i lavori necessari. Il progetto per una vera stazione porto, è fatto da parecchio, e comprende l’ufficio postale, l’ufficio telegrafico, la sala visita, per i bagagli, ecc.ecc.
E’ un progetto completo per quanto lo spazio lo permette, ma il Governo non per anco si decide ad approvarlo, non ostante che egli incassi una buona quota sugli utili.
Mentre tutta la Francia spiega il suo massimo interesse, per scongiurare il pericolo che la Peninsulare riabbandoni la linea di Marsiglia; mentre in quella città si tengono perfino dei Comizi contro Brindisi, il Governo all’opposto, che dovrebbe energicamente provvedere il nostro porto di tutte le comodità richieste per i viaggiatori inglesi, permette invece che si constati, con i lavori che stenta(ta)mente ci accorda, la meschinità dei nostri progetti. (..) Il Governo perciò dovrebbe ben riconoscere la grande differenza che passa tra i due porti; e fare in modo che non manchino a Brindisi, almeno quei lavori creduti di estrema necessità, per incaminarla a diventare degna emula della linea francese.(..)”
L’articolo termina con un invito al Ministro Lacava che aveva dimostrato un certo interesse per l’intera vicenda; ma il Ministro non venne mai!
Con il tempo furono fatte alcune modifiche alla prima Stazione Marittima, ma, quella che noi conosciamo e che, agli inizi del secolo scorso i nostri antenati volevano, fu finita soltanto 40 anni dopo, esattamente il 30 giugno 1940.

(*)  La Stazione ferroviaria era stata inaugurata ufficialmente il 25 maggio 1865 dai principi Umberto e Amedeo di Savoia

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